sabato 9 settembre 2017

Hands of Orlac/The Wandering Midget - Split: il doom è molto vasto

(Recensione di Split di Hands of Orlac/The Wandering Midget)


Dal mio punto di vista la crescita musicale dipende in grande percentuale dalla capacità di collaborazione che si crea dentro ad un gruppo o condividendo del tempo con altri musicisti. Non c'è niente di più interessante di essere aperto ad altre proposte, di ascoltare idee che molto spesso fanno crescere la musica. In tutti i casi è chiaro che qualcosa del genere non funziona sempre, perché molto spesso abbiamo a che fare con menti geniali che hanno già studiato tutto nella propria testa e quello che viene buttato giù è già ben definito, ma per chi non ha quella genialità la collaborazione dev'essere un'arma da utilizzare sempre.

Oggi torno a parlarvi di uno Split. In quest'occasione ci muoviamo nel campo del doom di stampo classico abbracciando due band che hanno dei punti in comune ed altri diversi, gli italo svedesi Hands of Orlac e i finlandesi The Wandering Midget. L'idea di mettere insieme questi due gruppi ha sicuramente a che vedere con il loro modo di vivere la musica e di proporre un genere oscuro e classico, mai eccessivo ma ben definito. Diventa molto interessante vedere come questi due partano da, più o meno, gli stessi elementi ma siano capaci di regalare delle sfumature molto diverse. Nel caso degli Hands of Orlac è sicuramente molto caratteristico il fatto di contare con una voce femminile che regala anche degli interventi di flauto. Grazie a questo la loro musica diventa quasi stregata, ed è molto bello che sia così. Nel caso dei The Wandering Midget è invece la presenza maschile quella che da un vigore molto diverso, una forza che si sente dalla prima fino all'ultima nota. Come al solito sono un sostenitore degli Split che riescano a completarsi è in questo caso è proprio così. La parte della prima band, che ha ben quattro brani, è misteriosa, è ombrosa, è da svelare. Quella della seconda, di una sola lunga traccia, è molto più energica e diretta, molto viscerale e sentita. Insieme funzionano perfettamente. 


Hands of Orlac/The Wandering Midge

Dicevo che quello che unisce le due band è il loro modo di dare nuova vita ad un doom di chiara matrice old school dove si gioca tanto con l'oscurità che viene associata a questo genere. Le cose che cambiano è che nel caso dei Hands of Orlac questa oscurità ha un tocco anni 70, vale a dire un certo tipo di nebbia rarefatta che ci avvolge portandoci in un'altra dimensione. A rischio di sembrare ripetitivo torno a dire che questo è dovuto, sicuramente al fatto di avere un frontwoman, ma non è l'unico elemento che intraprende quella direzione perché anche musicalmente si creano quelli ambienti particolari. Per quanto riguardi i The Wandering Midget questo gioco non viene messo in atto. La loro musica è molto più diretta, e lo si capisce già dalla pesantezza dei riff di chitarra. Non ci sono gioco o vie alternative da percorrere, loro sanno già dove e come arrivare. Musicalmente sono decisi, intensi e molto molto sicuri. Per tanto se guardiamo nella sua globalità questo Split quello che salta alla vista è che siamo di fronte ad un lavoro dove eventuali carenze di uno o dell'altro vengono completamente colmate dando nascita ad un disco molto coerente e ben costruito. Non si tratta soltanto di mettere insieme due gruppi e basta.


Split

Quante anime può avere il doom? E' molto curioso che sia un genere che difficilmente, come definizione, possa spaziare dentro alla musica, ed invece sia con questo Split che con altri dischi viene fuori che sono tante le sfumature che può prendere che alla fine diventa un genere veramente globale. Hands of Orlac e The Wandering Midget sono pronti a darci due punti di vista diversi di uno stesso genere, due modi di prendere quello che significa dando delle letture diverse, assolutamente non lontane l'una dall'altra ma diverse. Per quello questo è un disco che funziona bene, che da un punto di vista molto ampio di come si vive il doom.
Split


Come detto in precedenza la ripartizione dei brani di questo disco è particolare, anche se dobbiamo dire che tirando le somme quello che abbiamo di fronte sono tre canzoni e die intermezzi strumentali. Prendo una canzone a testa.
Per quanto riguarda i Hands of Orlac la scelta va a Curse of the Human Skull. Il tocco del flauto e la voce femminile ci ricordano tanto il cinema dell'orrore degli anni 70 e le colonne sonore di quei anni, come quelle fatte dagli Goblin. C'è qualcosa di misterioso ma poetico dentro a questo brano, un incantesimo oscuro ed antico che all'improvviso risorge. Questo potrebbe perfettamente essere un brano composto una quarantina di anni fa ma funziona molto bene anche oggi.
Per quanto riguarda i The Wandering Midget non c'è alcuna scelta da fare, visto che il loro contributo a questo disco è di un unico brano, When We Marck the Vultures Follow. Si tratta di un brano che ha anche nelle sue prime note qualcosa di anacronistico, di un orrore esteticamente associabile a quello che veniva fatto anni fa. Ma dopo diventa una bomba di energia, un brano che non scende mai d'intensità. E stiamo parlando di una canzone di più di 18 minuti di durata. Molto bello.



Lo Split è un formato relativamente nuovo ma che diventa assolutamente affascinante, perché non è una semplice pesca di un paio di brani sparsi per gruppo e buonanotte. Quando viene fatto per bene riesce a prendere una dimensione molto più grande che fa crescere entrambi i partecipanti a quest'avventura discografica. Nel caso di questo lavoro c'è da dire che i Hands of Orlac e i The Wandering Midget trovano degli elementi molto importanti che riescono a far crescere la loro musica ed il loro modo di fare quel che fanno. Questo è un  esperimento pienamente riuscito.

Voto 8/10
Hands of Orlac/The Wandering Midget - Split
Cruz del Sur Music
Uscita 08.09.2017

Sito Ufficiale Hands of Orlac
Pagina Facebook The Wandering Midget

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