martedì 27 giugno 2017

The Soundbyte - Solitary IV: elevarsi per comprendere

(Recensione di Solitary IV dei The Soundbyte)


Nella musica, ma anche in tante altre discipline artistiche, possiamo trovare spesso dei casi di gruppi o artisti vittime di una sottovalutazione figlia di tante variabili. In quel senso la carriera dei norvegesi The Third and the Mortal, dal mio punto di vista, non ha mai avuto il valore che veramente merita. Padroni di una carriera interessantissima in costante evoluzione, sono stati capaci di aprire strade che poi sarebbero state approfondite da tante altre band. Una costante che, però, è sempre stata presente è quella della sperimentazione. Per quello ogni loro disco ci ha regalato delle aperture musicali esemplari e brillanti. La fine del gruppo è stato un durissimo colpo ma le creature che ne sono venute fuori hanno mitigato questa tristezza. Mi auguro che il tempo ridia, o dia, la luce meritata da questa imprescindibile band.

Solitary IV


Senza aspettare oltre dico già che il disco del quale vi parlo quest'oggi è uno dei migliori dischi di questo 2017 ed è riuscito a innamorarmi come pochi album ci riescono. Sarà perché in The Soundbyte si celano due nomi eccellenti come Trond Engum, mente principale dietro a questo progetto, e Rune Hoemsnes, uno dei batteristi più brillanti e chiaroveggenti che ci sia. Entrambi i musicisti si conoscono da molti anni grazie alla loro militanza nei The Third and the Mortal. Ma questo non è sufficiente per provocare una reazione così positiva in me. Anzi, Solitary IV è il quarto album di questo progetto nato dalle ceneri di quello precedente e avevo ben apprezzato i tre lavori precedenti ma non ero arrivato a provare lo stesso entusiasmo che mi hanno dato i dischi della loro prima band. Invece questo nuovo lavoro, che ascolto sistematicamente da un mese circa, è un salto nel tempo, è l'anello mancante tra la tappa che più ho amato dei The Third and the Mortal, quella dei dischi Painting on Glass e In This Room, e il loro lavoro successivo Memoirs. La differenza essenziale sta nel modo nel quale la band porta avanti la propria sperimentazione, in modo molto più asciutto ed intimo con rispetto alla band madre. 

Solitary IV


Un'altra caratteristica che porta a erigere questo ponte tra i due gruppi è il fatto che a livello di suono molte cose ci riportano indietro nel tempo. Sarebbe facile pensare che i The Soundbyte siano rimasti indietro ma quello che succede è praticamente l'opposto, i The Third and the Mortal dimostrano ancora una volta di essere stata una band avanti nel tempo. Le chitarre hanno una sonorità variopinta che tocca le vette più alte quando si avventura in mondi eterei, la batteria è illuminante e spaziale e l'aggiunta della parte elettronica da grandezza, mistero e tridimensionalità a questo Solitary IV. A tutto questo va aggiunto il lavoro vocale di Tone Åse e di Kristi Huke dove la voce diventa uno strumento che arricchisce tutto il quadro. Per quello questo disco è impressionante, è un viaggio tra terre inesplorate, è l'essenza stessa della natura, è la bellezza originaria. Per quello tutta definizione di quello che c'è in questo disco rimane abbastanza stretta. Possiamo dire però che siamo di fronte ad un disco di experimental metal misto al dark folk.

Solitary IV


Solitary IV è uno di quei dischi che è sopra ad ogni cosa. Non è un disco del 2017 ma non è neanche un disco degli anni 90 e non sarà neanche un disco del 2030. La sua musica è eterea e, di conseguenza, eterna. E' un disco spirituale perché la sua propria natura è molto più profonda di quello che si vede e basta. E' uno scavare instancabile alla ricerca di una verità nascosta. Non è fantascientifico, non è campato in aria ma non ha neanche la pretesa di essere messenico. Per quello è bellissimo, perché è vero, perché fa parte della nostra natura anche se ancora non tutto è stato svelato per capirlo fino in fondo. Questo disco è, senza alcuna ombra di dubbio, il lavoro migliore che i The Soundbyte sono riusciti a sfornare fino ad oggi ed è in perfetta linea con i più alti lavori dei The Third and the Mortal. Bellissimo e profondo.

The Soundbyte

Mi è difficilissimo consigliarvi poche canzoni di questo disco perché tutte hanno una loro personalità impressionante e bellissima, per quello, più che mai, vi impongo di ascoltarlo per intero. Ma c'è un brano che è orgasmico, che riassume alla perfezione tutto questo lavoro. E'la canzone che chiude il disco, la meravigliosa Solitary. Siamo di fronte ad un brano che deve, per forza, essere presente nella maggioranza delle classifiche sui migliori brani del 2017. E' una delle canzoni più maestose di questo lavoro, sorretta da un riff di chitarra che funziona alla perfezione. Abbastanza grintoso quanto oscuro, misterioso, spettacolare. L'arrangiamento elettronico amplifica tutto quanto lasciando spazio ad una voce celestiale. La prima volta che l'ho ascoltato mi è venuta la pelle d'oca, ed ogni volta che lo sento ho bisogno di ripeterlo una ed un'altra volta. Magistrale.


Solitary IV merita l'attenzione di una platea ampia di critici, stampa e, soprattutto, di ascoltatori. La merita perché è un gioiello senza tempo, un disco che riprende lo spirito geniale, unico ed inuguagliabile dei The Third and the Mortal. The Soundbyte ci ha regalato uno dei migliori, se non proprio il migliore, dischi del 2017.

Voto 9,5/10
The Soundbyte - Solitary IV
Temple of Torturous
Uscita 30.06.2017

Sito Ufficiale The Soundbyte
Pagina Facebook The Soundbyte

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